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Gay & Bisex

Fallomania


di leatherbootsfetish
26.10.2023    |    14.508    |    36 9.5
"A malincuore mi liberai dal suo abbraccio e scesi dal divano dicendogli..."
Quel sabato mattina mi ero svegliato di buon umore. Era una di quelle belle giornate, sul finire di questa lunghissima estate, nella quale il caldo soffocante aveva finalmente ceduto il posto a una temperatura più gradevole.
Nonostante il fine settimana ero rimasto da solo in città e, non avendo impegni di sorta, decisi di prendermela comoda. Rimasi quindi a letto ancora un po’ e intanto che mi accarezzavo il durello mattutino la mente cominciò a vagare sulle vicende di questi strani ultimi mesi.

La mia routine era finalmente rientrata entro binari gestibili ed ero riuscito a rimettere un po’ di ordine nella mia vita sentimentale, dopo la violenta sbandata che avevo preso nella primavera.
Avevo conosciuto un uomo, solo virtualmente ma mi era entrato in testa rimanendoci per un lungo periodo, monopolizzando tutte le mie fantasie. Ero ossessionato da lui nonostante non ci fossimo mai incontrati e non perdevo occasione per controllare sul cellulare se ci fossero suoi messaggi o sue notizie.
Quando siamo arrivati a fare sesso virtuale “on-line” ho deciso che quel rapporto era troppo malato per avere un futuro e ho cominciato a uscirne.
Ci scriviamo ogni tanto e penso ancora spesso a lui, ma adesso riesco di nuovo ad avere il controllo della situazione.

Mentre stavo sdraiato sul letto ripensando alle sue foto, mi resi conto che la mia mano aveva impugnato il cazzo molto più saldamente e avevo inconsciamente cominciato a tirarmi una languida sega. Sorrisi tra me e me pensando all’effetto che quell’uomo mi fa ancora oggi, ma era tutto così assurdo che decisi di alzarmi e di dare un altro significato a quella giornata.
Mi buttai sotto la doccia e il primo getto freddo bloccò immediatamente qualunque tipo di pulsione.

Quella mattina mi sentivo carico, maschio e molto figo, così andai in palestra per scaricare un po’ di energia per mantenere il fisico asciutto del quale vado tanto orgoglioso e per perdere un po’ di tempo chiacchierando con i frequentatori più assidui. Ancora oggi quell’ambiente non mi piace, ma devo riconoscere che si fanno spesso incontri di grande valore.

Una volta tornato a casa, dopo un rapido spuntino decisi di fare un giro in centro e così indossai un paio di jeans consunti che si abbinavano molto bene con gli stivali da biker che rispecchiavano lo stato d’animo di quella giornata. Completai il tutto una camicia attillata che metteva in bella mostra i muscoli appena tonificati dalla palestra e uscii di casa pieno di energia. Peccando di vanità, dovetti riconoscere che l’immagine che vedevo riflessa nelle vetrine dei negozi mi piaceva molto e solleticava il mio ego già sufficientemente gonfio. Ma c’era troppa gente che aveva avuto la mia stessa idea, così poco dopo decisi di tornare a casa per cercare di organizzare la serata.

Essendo sabato, la metropolitana che mi stava riportando verso casa era ovviamente molto affollata e mentre stavo strizzato in quella calca percepii improvvisamente qualcosa all’altezza del mio pacco.
Notai che il ragazzo in piedi di fronte a me teneva una mano saldamente agganciata al corrimano, mentre l’altra penzolava distrattamente lungo il busto e ad ogni sussulto del treno sfiorava sul davanti il leggero tessuto dei miei jeans. Era un tocco leggero, casuale, quasi impercettibile ma, dato che non porto quasi mai l’intimo, sarebbe stato impossibile non accorgersene. Inutile sottolineare che il mio cazzo gradì molto quel trattamento, cominciando a gonfiarsi velocemente.

A quel punto lo guardai meglio. Credo avesse più o meno la mia età ed era leggermente più alto di me. Corti capelli ricci castano scuro, tagliati “a scodella” come va di moda oggi. Non portava la barba, ma il viso non era certo rasato di fresco.
Sotto alla maglietta bianca e ai jeans scuri si poteva immaginare un fisico in ordine, senza essere troppo palestrato. Faceva a finta di nulla con lo sguardo perso nel nulla ma, visto che voleva giocare, perché avrei dovuto tirarmi indietro?

Cominciai a esagerare i sussulti del treno muovendo leggermente il bacino in avanti in modo da premere l’inguine contro la sua mano ad ogni minimo scossone e mentre facevo questo giochetto tenevo lo sguardo fisso su di lui. La sua espressione si fece improvvisamente imbarazzata, ma non si girò verso di me né spostò la mano, continuando a guardare nel vuoto come se nulla fosse. Così spinsi in avanti il bacino in modo da aderire saldamente contro di lui, bloccandogli la mano tra il mio inguine e il suo fianco, rimanendo in attesa di qualche reazione. Sempre senza guardarmi, le sue dita cominciarono lentamente a muoversi cercando di accarezzarmi il pene attraverso il tessuto logoro dei jeans.

Andammo avanti così per un po’ di tempo e non so se qualche altro passeggero si fosse accorto di ciò che stavamo facendo, ma in fondo nemmeno mi importava.
All’approssimarsi della mia fermata, mio malgrado, dovetti interrompere quel gioco intrigante per avvicinarmi alle porte e quando queste si aprirono notai che anche il palpeggiatore si stava preparando per scendere dal treno. Rallentai quindi il passo in modo da far defluire la folla verso l’uscita e con la coda dell’occhio mi accorsi di averlo pochi passi dietro di me.

Allora mi girai verso di lui e gli dissi semplicemente: “Seguimi”.
Ci infilammo in un bar, ordinammo da bere e cercai un posto appartato dove sedermi con lui per fare due chiacchiere. Volevo vederlo meglio per capire come sarebbe potuto evolvere quel divertente incontro casuale.

Disse di chiamarsi Fabio, di avere trent’anni e di essere un rappresentante di un’industria farmaceutica. Era spigliato e divertente e mentre parlava dimostrava una grande sicurezza in sé stesso. A bassa voce mi disse chiaramente che gli piacevano gli uomini, ma che non era sua abitudine rimorchiarli per strada, anche perché ultimamente stava vivendo una storia abbastanza stabile. Ma gli ero piaciuto subito e, in maniera molto diretta, mi disse che avrebbe voluto approfondire la nostra conoscenza.
Dimostrava una sfacciataggine che mi piacque molto e, guardandolo con maggiore attenzione, dovetti riconoscere che era oggettivamente un bell’uomo.
Ciò che mi colpì maggiormente furono gli occhi chiari ed espressivi, di un colore indefinito, che illuminavano il suo viso mentre parlava. Ho sempre avuto una passione per gli uomini con i capelli scuri e gli occhi chiari.
E poi notai le sue mani, con dita straordinariamente lunghe ed eleganti. Fabio era assolutamente un maschio insospettabile, ma il modo con cui muoveva quelle appendici sinuose aveva un che di ipnotico.

Di norma non porto mai a casa mia gli sconosciuti, ma quel tipo mi piaceva molto e l’erezione dentro agli stretti jeans cominciava a darmi veramente fastidio. Così mi alzai e rimanendo in piedi di fronte a lui chiamai il cameriere per pagare le consumazioni, godendo al contempo dello sguardo di Fabio fisso sull’evidente rigonfiamento dei miei pantaloni.

Appena chiusa la porta di casa gli infilai la lingua in bocca mentre Fabio faceva scorrere le mani sul cavallo dei pantaloni, accarezzandomi il pene eretto per tutta la sua lunghezza. Si inginocchiò rapidamente davanti a me cominciando ad aprire cintura e bottoni come fosse un indemoniato e in men che non si dica se l’era già infilato in bocca, cominciando a succhiare voracemente. Rimasi un po’ sbalordito per la rapidità degli eventi anche perché mi piace essere io ad avere il controllo della situazione. Così glielo tirai fuori e la sua bocca emise uno schiocco.
“Stai andando troppo veloce. Vediamo di conoscerci un po’ meglio. Vieni, beviamo qualcosa” gli dissi mentre mi rimettevo a fatica il cazzo eretto dentro ai jeans cercando di richiudere i bottoni.

Mi seguì fino al mobile dove tengo gli alcolici e mentre stavo versando qualcosa mi abbracciò da dietro allungando nuovamente le mani sulla mia patta, seguendo la linea dell’asta eretta sotto al tessuto consunto.
A quel punto capii che non era interessato a me come persona ma soltanto a ciò che avevo in mezzo alle gambe. Sarà stato per il colpo al mio amor proprio oppure per la delusione di scoprire che mi considerava poco più di un dildo, ma in quel momento decisi che avrei approfittato della sua voglia di cazzo per tirarlo scemo.

Mi divincolai di nuovo lasciandolo interdetto con una espressione delusa sul viso.
“Tu vuoi solo il mio cazzo, ma io non sono alla ricerca di una sveltina. O troviamo un accordo oppure puoi andartene subito” gli dissi serio, guardandolo dritto negli occhi.
“Non capisco” mi rispose incerto.
Mi sedetti sul divano con il bicchiere in mano mentre mi accarezzavo vistosamente il pacco gonfio da sopra i pantaloni per aumentare la sua voglia.
Guardandolo in viso gli risposi: “Forse sono fatto strano, ma per me il sesso è coinvolgimento, gioco, divertimento e complicità tra due o più persone. Quando ho solo necessità di svuotarmi le palle ho una mano amica sulla quale posso sempre contare. Tu mi piaci, si vede che sai come dare piacere a un uomo e che hai una voglia infinita di cazzo, ma io ho bisogno di qualcosa di più. Se vorrai godere di ciò che ho in mezzo alle gambe dovrai concentrarti anche su di me”

Rimase un attimo incerto sul da farsi, ma poi il suo viso cambiò espressione e venne verso di me, si sedette a cavalcioni sulle mie gambe e mi avvolse la mano che impugnava il bicchiere. Mi guardò negli occhi con uno sguardo intenso mentre se lo portava sensualmente alle labbra cominciando a bere a piccoli sorsi. Quell’uomo aveva un istinto naturale e sarebbe potuto diventare una grandissima troia. Aveva solo bisogno di imparare a controllarsi.
Mi tolse il bicchiere dalle mani e lo appoggiò sul tavolino di fianco al divano per poi piegarsi verso di me per sbottonarmi lentamente la camicia. Mentre lo faceva la sua bocca cercò la mia e cominciammo a baciarci. Una volta che ebbe aperto tutti i bottoni della camicia la aprì evitando di sfilarla dai pantaloni e scivolò lentamente tra le mie gambe aperte mentre la bocca iniziava il suo percorso lungo il collo e il torso per poi soffermarsi sui capezzoli che leccò e succhiò con grande passione. Nel frattempo, la sua mano non smetteva di correre sul cavallo dei miei pantaloni, accarezzandone la rigidità sottostante.

Ero in estasi per quella situazione così eccitante e temetti di venire in quel momento, con il cazzo eretto che premeva all’interno dei jeans. Poi riprese a baciarmi, partendo dallo sterno e scendendo fino all’ombelico, tenendo i suoi occhi nei miei e una volta arrivato alla cintura si fermò come se fosse in attesa di ricevere il permesso.
“Te lo sei meritato” gli dissi. “Ma vacci piano altrimenti vengo in un secondo”
E così fece. Senza perdermi di vista, le sue mani aprirono la cintura e sbottonarono la patta. Poi si inginocchiò per togliermi gli stivali ed io sollevai leggermente il bacino per permettergli di sfilarmi i jeans e dargli finalmente accesso alla sua agognata ricompensa.

Quel bell’uomo arrapato era li in mezzo alle mie gambe, mentre alternava baci sensuali sulla cappella a leccate di punta sul taglietto. Percorse voluttuosamente con il piatto della lingua tutta l’asta, partendo dal basso senza trascurare le palle. La sua passione per il cazzo era assolutamente evidente. Ogni tanto glielo sbattevo sulla faccia e Fabio spalancava la bocca tirando fuori la lingua, dando l’impressione di gradire molto quel trattamento.
Dopo che lo ebbe inumidito per bene se lo mise finalmente in bocca cominciando un lento e sensuale su e giù con la testa, rimanendo sempre a quattro zampe sul pavimento. Ci stava andando piano come richiesto e cominciai ad accarezzargli il capo passando le dita tra i corti ricci in segno di gratitudine.

“Così. Continua così. Sei bravissimo” gli dissi contorcendomi per il piacere. “Hai una bocca morbida e calda che mi fa impazzire”
Forse gratificato da queste parole, aumentò improvvisamente il ritmo aiutandosi con una mano. Continuava a inumidirlo sputandoci sopra e se lo rimetteva in bocca cacciandoselo fino in gola con una foga e un’energia che mi lasciarono senza fiato. Ogni tanto affondava la faccia inebriandosi dell’odore delle palle sudate, le massaggiava con la lingua rasposa per poi ricominciare a succhiare l’asta con passione.
Mi tirai su con il busto mentre continuava con il suo magistrale lavoro di bocca e feci scorrere la mia mano lungo la sua schiena. La infilai sotto alla cintura dei pantaloni sollevando l’elastico dei suoi slip, per poi fare pressione con il dito medio all’interno del solco tra le chiappe fino a trovare le pareti morbide del buchetto che cominciai a lavorare con lenti movimenti circolari per poi inserirvi le prime falangi.
Fabio mugolava di piacere tenendo il mio cazzo in bocca, dandomi quindi il permesso di continuare. Ma prima che potessi andare oltre mi spinse il busto sul cuscino, prese le gambe da sotto il ginocchio e le tirò a sé facendomi scivolare verso di lui per poi infilarmi un dito nel culo massaggiando la prostata. Infine, se lo riprese in bocca per aumentare il mio piacere.
Ero tremendamente eccitato da troppo tempo e tutta quella sollecitazione imprevista mi portò rapidamente all’apice.

Persi completamente il controllo di me stesso, sentendo montare un orgasmo violento e incontrollabile.
Mi buttai indietro tenendogli la testa ferma con entrambe le mani per sincerarmi che ingoiasse tutto il fiume di sborra che gli eiaculai direttamente in bocca. La sensazione che provai fu quella di una diga che aveva rotto gli argini.
“Bevi troia. È tutta per te. Vedi di non sprecarne nemmeno una goccia” mi sentii dire in preda agli spasimi. “So che è quello che vuoi”.
E lui ubbidì, tenendo le labbra carnose serrate sulla cappella fino a quando non mi fui completamente svuotato le palle.

Poi mi accasciai sul divano guardando Fabio che, dopo avermelo ripulito con perizia con la lingua ed essersi leccato gli angoli della bocca per eliminare anche le ultime tracce, cominciò una lenta risalita per la stessa strada dalla quale era sceso, fino a ritornare alla mia bocca dove ci scambiammo un bacio che aveva il sapore forte del mio seme.
Ci allungammo sul divano e si accoccolò con la testa sul mio petto mentre mi accarezzava il pene ormai moscio con la sua mano calda.
“Sei stato fantastico” gli dissi rompendo il silenzio di quel momento così intimo. “Hai capito perfettamente di cosa avessi bisogno. È piaciuto anche a te?”.
“Mi è piaciuto bere la tua sborra. Ha un buon sapore” replicò guardandomi, mentre i suoi occhi chiari e la sua bocca si aprivano in un sorriso soddisfatto. Finalmente complici, scoppiammo in una risata fragorosa.

In quel momento mi venne alla mente una di quelle idee delle quali poi rischio di pentirmi.
A malincuore mi liberai dal suo abbraccio e scesi dal divano dicendogli. “Alzati. Chiama chi vuoi e inventati una scusa per dire che non tornerai a casa. Stanotte ti voglio nel mio letto”. Fabio accennò un sorriso complice, a dimostrazione che la cosa lo intrigava e che non ci sarebbero state difficoltà.
“Poi vieni di là. Rimettiamoci in ordine e vestiamoci che stasera voglio mostrarti ai miei amici”.

Mi raggiunse in doccia e riuscì a rimanere concentrato sui nostri corpi nudi con i cazzi eretti per pochi attimi prima che il suo chiodo fisso riprendesse il sopravvento, costringendolo a inginocchiarsi nella speranza di riuscire a prenderlo nuovamente in bocca. Ma dato che avevo deciso che sarei stato io ad avere il controllo della situazione lo presi da sotto il mento e lo costrinsi a guardarmi da quella scomoda posizione. Spingendo in avanti il bacino feci scorrere lentamente il cazzo sulla sua faccia insistendo su occhi e labbra, mentre gli dicevo: “Non aver paura, ti garantisco che più tardi ci sarà tempo anche per questo”.
Spensi l’acqua e uscii dalla doccia indossando l’accappatoio e passando un telo a Fabio. Gli dissi di farsi la barba e gli fornii l’occorrente.

Poi aprii il mio armadio per decidere come vestirlo. Da buon feticista, volevo che indossasse qualcosa che lo avrebbe fatto immediatamente riconoscere come “mio”, ma non ero sicuro che avessimo la stessa taglia. Così presi i jeans che aveva buttato a terra prima di entrare in doccia e li indossai. Il modello non era certo di mio gusto, ma così facendo ebbi la conferma che avevamo pressappoco la stessa taglia.
Così decisi che quella sera avrebbe indossato un paio dei miei pantaloni in pelle neri a vita bassa, lucidi e morbidi, abbinati a una semplice felpa. Invece dell’intimo decisi che sarebbe stato perfetto con uno dei perizomi che talvolta decido di usare.

Aspettai che uscisse dal bagno, gli mostrai ciò che avevo scelto per lui e cominciò a vestirsi. Mentre lo guardavo infilarsi il perizoma mi resi conto di quanto fosse bello. Era la prima volta che lo vedevo nudo e potei apprezzare ogni dettaglio del suo fisico tonico e sportivo.
Aveva un culo sodo, tondo e muscoloso e il triangolino del perizoma appena sopra il solco glielo valorizzava ulteriormente. La morbida stoffa di cotone conteneva il cazzo e le palle sul davanti, senza però costringerglieli in alcun modo. Fabio aveva una dotazione nella norma ma, come sempre, il perizoma gliela metteva completamente in evidenza facendo sembrare tutto più voluminoso.
Era proprio una bellezza sotto ogni punto di vista e rimasi incantato a guardarlo mentre mi passavano per la testa mille pensieri libidinosi.

Quando indossò i pantaloni in pelle potei apprezzare come questi gli fasciassero morbidamente le gambe atletiche e mettessero in evidenza sia il pacco che il bel culo. Chi mi conosce sa che io non riesco a controllarmi davanti a un uomo vestito in quella maniera e il mio cazzo si gonfiò immediatamente facendo capolino dall’accappatoio. Fabio se ne accorse e subito allungò una mano per impugnarmelo.
Mi spostai rapidamente per non dargliela vinta, passandogli invece un paio di stivali per completare l’outfit. Mentre stava chinato in avanti per indossarli notai l’elastico del perizoma che faceva capolino da sotto i pantaloni e presagii che quella sera il mio nuovo amico avrebbe avuto tutti gli occhi addosso. Mi disse che gli calzavano un po’ larghi, ma risolvemmo la situazione con una calza più spessa.
Poi cominciai a vestirmi a mia volta. A differenza di ciò che avevo deciso per Fabio, oltre a un paio di pantaloni color cuoio scuro indossai un maglione di cotone.
Il tutto rigorosamente a contatto diretto con la pelle.

Al momento di uscire di casa prese improvvisamente coscienza del suo abbigliamento fuori dall’ordinario ed ebbe quindi un momento di esitazione. Mi chiese se non avessi qualcosa da prestargli per coprirsi fino ad arrivare alla macchina.
“Decidi tu” gli risposi. “O esci con me vestito così, oppure ti rimetti i tuoi jeans e torni a casa”.
Poi aggiunsi: “Stasera ti presenterò come la mia ultima conquista. Questo significa che dovrai fingere di essere il mio compagno, dovrai far vedere a tutti quanto ci piacciamo e dovrai occuparti di me. Se farai un buon lavoro, stasera ti ricompenserò”.

La serata scorse più che piacevolmente. Fabio piacque immediatamente a tutti ed entrò perfettamente nella parte. Rideva, scherzava e civettava con chiunque, ma non mi perdeva mai di vista. Mi portava da bere, mi abbracciava, mi stuzzicava, mi toccava e mi baciava con grande naturalezza e spontaneità. Sembravamo veramente una coppia a tutti gli effetti.
Mi piaceva molto il suo modo di fare e come si muoveva sulla pista da ballo. Per tutta la sera l’ho tenuto d’occhio maledicendomi per aver deciso di portarlo in quel locale invece di tenerlo a casa e approfittare dell’occasione per scoparlo in tutte le posizioni. Mi sono ritrovato con una continua erezione nei pantaloni che, date le continue battutine dei miei amici, doveva essere assolutamente evidente sotto ai pantaloni in pelle sottile.

A un certo punto decisi che non ce la facevo più: o me lo sarei fatto nei bagni del locale oppure me lo sarei portato di nuovo a casa. Così salutammo tutti e salimmo in macchina. Non appena partiti allungai una mano per accarezzargli le gambe muscolose avvolte in quel materiale naturale, lucido e morbido, dicendo: “Allora, ti sei divertito a fare la troia per tutta la sera?” E lui, beffardo, allungò la sua mano per accarezzarmi il cazzo stretto nei pantaloni, dicendo: “Mi sono divertito un casino e mi hanno messo le mani ovunque. Ma da come stai messo qui sotto, sono sicuro che tra poco mi divertirò ancora di più”

Aveva capito l’effetto che aveva su di me e decisi che dovevo assolutamente rimetterlo al suo posto.
Così, appena rientrati a casa presi l’iniziativa. Gli bloccai la testa contro la parete tenendogli saldamente la mano sul collo e gli infilai la lingua in bocca iniziando un lungo bacio che lui ricambiò immediatamente. Le sue braccia mi stringevano e accarezzavano la schiena trasmettendomi tutta la sua impazienza.
Poi lo feci girare, lo abbracciai da dietro baciandolo con passione sul collo mentre tenevo premuto l’inguine contro quel bel culo sodo.
“Su una cosa hai assolutamente ragione: stasera tu ed io ci divertiremo molto”. Gli dissi in un orecchio. “Lo senti come me lo fai tirare?”. Gli tolsi la felpa buttandola a terra e, cominciai a scendere lungo la spina dorsale riempiendolo di baci. accarezzandogli tutto il corpo e tormentandogli i capezzoli con le dita fino a quando non arrivai con la bocca all’altezza del suo sedere. Senza smettere di baciare la sua pelle gli misi entrambe le mani sul culo racchiuso dentro la lucida pelle, poi gli slacciai i pantaloni e li calai leggermente dedicando tutta la mia attenzione a quelle chiappe da favola che non smettevo di coprire di baci. Inumidii un dito e cominciai a giocare sul forellino, accarezzandogli il contorno e ficcandoglielo all’interno mentre inarcava la schiena. Fabio si godeva la situazione tenendomi una mano sulla testa e mugolando sommessamente. “Non smettere, è bellissimo”.

Invece mi staccai da lui. “Spogliati” gli dissi mentre mi sdraiavo comodo sul divano togliendomi il maglione. “Tieni solo il perizoma e gli stivali e poi vieni da me”.
A quel punto notai che qualcosa era cambiato. Mi teneva d’occhio con con uno sguardo da porcello disegnato in faccia mentre si spogliava e calzava nuovamente gli stivali. Poi venne su di me e invece di avventarsi sul cazzo, si accoccolò contro il mio petto accarezzandomi i pettorali e cercando la mia bocca.
“È tutta la sera che aspetto questo momento. Vorrei stare così per sempre, annusando la tua pelle e coprendoti di baci, sentendo le tue mani scivolare sul mio corpo” mi disse tra un bacio e l’altro.
Aveva perso tutta la sua aggressiva ossessività, per trasformarsi in un cucciolo amorevole.

Rimanemmo così per un po’, mentre lo tenevo abbracciato contro di me, accarezzandogli la schiena per tutta la sua lunghezza fino a quando non resistette più.
“Mi piaci da impazzire e voglio tutto di te” disse mentre, scivolando sensualmente con le dita lungo la linea dei peli che portano al pube, infilò la mano dentro ai pantaloni per arrivare a impugnarmi saldamente il cazzo.
Io risi dentro di me riflettendo su quanto adoravo quell’uomo. Mi aveva dato quello che avevo chiesto ma adesso reclamava la sua parte. Lo baciai ridendo: “E’ tutto tuo, fanne buon uso”.
Continuavamo a baciarci mentre, sbottonati i pantaloni con perizia, faceva scorrere le dita sul mio palo pulsante, accarezzandolo in punta e lungo l’asta oppure massaggiava le palle facendomi andare fuori di testa. Mi ero illuso di avere il controllo della situazione, ma in quel momento mi resi conto di essere completamente nelle sue mani. E non soltanto metaforicamente.

Il suo pollice accarezzava la cappella mentre mi masturbava lentamente continuando a baciarmi. Poi si alzò e mi sfilò lentamente gli stivali e i calzoni continuando a fissarmi. Ma non c’era più la foga di poche ore prima. Si stava godendo il momento e cercava di farlo durare il più a lungo possibile.
Insieme a me.
Si sdraiò languidamente di nuovo sul divano e cominciò a leccarmi il collo e i capezzoli e poi giù sullo sterno e sul ventre fino ad arrivare alla sua meta. Me lo baciò ripetutamente sulla punta prima di imboccarlo lentamente, inumidendolo per tutta la lunghezza. Ci sputò sopra un paio di volte e si volse verso di me, per guardare la mia reazione mentre iniziava una lenta sega. Mi ritrovai a implorarlo di non smettere.

Poi riprese il pompino, questa volta andando più a fondo aiutandosi con la lingua, così iniziai a scoparlo in bocca con profondi movimenti del bacino, tenendogli ferma la testa con le mani. Mi stava mandando ai matti e dovetti usare tutto il mio autocontrollo per non venirgli subito in bocca anche stavolta.
Così decisi di rallentare il gioco bloccandogli la testa con le gambe. Rimase così, immobile con il mio cazzo in bocca, fino a quando non lo liberai per evitare che si soffocasse. Ma avevo sottovalutato la sua voglia e al sua determinazione. Appena libero ricominciò a leccare la verga per tutta la sua lunghezza, partendo dalle palle per arrivare alla cappella, soffermandosi sul filetto. A quel punto pensai che volesse proprio che gli sborrassi in bocca perché immediatamente ricominciò a pomparmelo con foga succhiando avidamente gli umori che cominciavano a gocciolare copiosi.

Dovevo prendermi una pausa, così glielo tirai fuori dalla bocca ma lui, senza esitazioni, passò immediatamente a leccarmi il culo massaggiandomi le palle mentre ricominciavo a contorcermi dal piacere, tirandogli i capelli.
Fabio aveva avuto quello che voleva ma era arrivato il momento di andare oltre. Così lo tirai di nuovo su con la faccia all’altezza della mia e allungando le mani per palpargli il culo nudo, gli dissi: “Tu sei il miglior pompinaro che io abbia mai conosciuto e io ti adoro, ma se vai avanti così mi spremerai come un limone. E io ho ancora tanto da darti”

Mi alzai dal divano e gli presi il braccio per tirarlo in piedi davanti a me. Lo baciai con passione strusciando il mio cazzo eretto contro il suo, poi lo presi in braccio stupendomi per quanto fosse leggero. Mentre chiudeva le gambe attorno alla mia schiena gli sussurrai: “Tu vuoi il mio cazzo e io voglio il tuo culo. Credi che riusciremo a trovare un punto di incontro?”
Mi rispose con un sorriso complice guardandomi dritto negli occhi: “SI, penso proprio di si. Non vedo l’ora”.

Lo baciai di nuovo e lo rimisi a terra. “Andiamo di là così staremo un po’ più comodi”.
Lo presi per mano e lo portai in camera buttandolo sul letto. Fabio si mise subito a quattro zampe mettendo in bella mostra quel fantastico fondoschiena impreziosito dal perizoma. Non lo feci aspettare e dopo avergli tolto gli stivali e recuperato del lubrificante gli sfilai il perizoma cominciando a lavorargli premurosamente il buchino. Sembrava già bello aperto, ma quando infilai il primo dito lo sentii gemere. Così insistetti e ne aggiunsi un secondo. “mmmmh, si. È bellissimo” mugolava.
Non ce la facevo più. Infilai rapidamente il preservativo, mi misi in ginocchio dietro di lui e scivolai lungo la sua schiena fino ad allineare lo “yin” e lo “yang” e cominciai a spingere leggermente. Come sospettavo, non ci fu bisogno di ulteriori precauzioni perché le pareti di quel pertugio mi accolsero rapidamente nel loro morbido e caldo abbraccio.

Lo tirai verso di me passandogli un braccio attorno al collo fino a far aderire la sua schiena con il mio petto e rimasi in ginocchio, fermo dentro di lui per qualche istante per goderci il momento. Rimanendo immobile con il bacino, cominciai a torturargli quei capezzoli turgidi e sporgenti strappandogli gemiti di piacere. Il suo culo rispondeva pulsando ritmicamente attorno al mio pene aumentando la mia eccitazione.
Lo rimisi carponi e cominciai il mio lento avanti e indietro lungo quel canale, morbido come il burro.
Improvvisamente mi resi conto che la mia mente stava associando questo amante reale con quello virtuale. Fabio era esattamente come mi ero immaginato che fosse l’uomo che avevo conosciuto on-line e che, per mesi interi, si era impadronito della mia testa. Stavo facendo con lui tutto ciò che con l’altro avevo solo immaginato di fare.

Stavamo andandoci piano, ma l’eccitazione di entrambi era altissima. Fabio gemeva e mi implorava di non smettere mentre io cercavo di ficcarglielo sempre più in fondo, piegandomi sulla sua schiena per fargli percepire tutto il mio corpo e la mia virilità, mentre lui spingeva il culo contro di me.
La sensazione era incredibile. Ci stavamo muovendo all’unisono, perfettamente sincronizzati, come due amanti consolidati. Gli affondi diventavano sempre più profondi e ritmati.
Ma io volevo guardare il suo viso mentre godeva sotto i miei colpi. Così invertimmo le posizioni.
Mi sdraiai supino e lasciai che si impalasse da solo sul mio cazzo. Ancora una volta lo tirai a me e lo abbracciai mentre lo penetravo muovendo il bacino. Potevo vedere le gocce di sudore che aveva sulla pelle e la faccia contrita dalle smorfie di piacere. Poi si tirò su e cominciò a cavalcarmi con un ritmo sempre più veloce, impalandosi da solo mentre gli segavo velocemente il cazzo.
Fabio venne copiosamente urlando di piacere, inondandomi il petto con la sua sborra.

Sapevo che non avrei potuto resistere ancora a lungo così lo rimisi prono sul letto, gli misi un cuscino sotto il bacino in modo che si ritrovasse con il culo per aria e mi ributtai al suo interno martoriandolo con violenti affondi, fino a quando non mi svuotai accasciandomi tutto sudato sul suo corpo.
Rimanemmo così per un tempo che mi sembrò interminabile, completamente in estasi, godendo del contatto reciproco dei nostri corpi. Rimasi dentro di lui mentre il mio cazzo si rilassava e lo coprivo di baci sul collo, sulla nuca e sull’orecchio.
Poi ci abbracciammo uno di fronte all’altro, felici e appagati, baciandoci con passione.

Normalmente mi ritengo una persona pulita, ma quella sera non riuscimmo a staccarci nemmeno per andare a fare una doccia. Così ci addormentammo abbracciati uno all’altro godendo dell’odore di sesso e sudore che emanavano i nostri corpi.
Mi svegliai con la calda luce del mattino che inondava la stanza e Fabio era di fianco a me che dormiva prono sul letto, completamente nudo, con le gambe leggermente aperte e il culo in bella vista.
Così, dopo un veloce passaggio in bagno, mi sdraiai con molta cautela di fianco a lui per guardare quel corpo che si alzava e si abbassava al ritmo regolare del suo respiro. Mi piaceva tutto di lui e non appena la mia mente lo associò di nuovo al mio amico virtuale sentii il sangue affluire dentro le vene del mio pene, gonfiandolo.

Cominciai accarezzando leggermente quelle chiappe sode godendo dei sottili peletti che sentivo sul palmo della mano. Non avrei voluto svegliarlo ma avevo di nuovo voglia di lui. Così, formando un ponte sopra di lui puntellandomi su mani e piedi, cominciai a baciarlo dolcemente senza toccarlo con nessun’altra parte del mio corpo. Cominciai dall’alto, scendendo lungo la spina dorsale, ma mi ero appena sdraiato a pancia in giù tra le sue gambe per dedicarmi al sedere quando Fabio si svegliò e, stirando tutto il corpo, si girò mettendosi supino.
Mi guardò negli occhi abbozzando un sorriso mentre io mi ero improvvisamente ritrovato con il suo cazzo in tiro proprio davanti agli occhi.

“Buongiorno bell’uomo” gli dissi impugnandoglielo con la mano e cominciando a strusciarmelo sulla barba per fargli il solletico. “Dormito bene?”.
Fabio si stava godendo il momento e si sistemò meglio incrociando le braccia dietro alla testa sul cuscino.
“Direi proprio di si” mi rispose “Ma adesso ci tocca recuperare tutte queste ore perse”.
Era decisamente, il tipo di uomo con il quale mi piace svegliarmi alla mattina: intrigante e sempre pronto.
Senza aggiungere altro lo leccai piano sotto alla cappella godendo delle espressioni del suo volto. Lo ciucciai in punta senza perdere il contatto con i suoi occhi per poi infilarmi tutto il suo cazzo in gola, succhiando con impegno. Per aumentare il godimento infilai prima un dito e poi due nel suo pertugio allargandone le pareti con un ritmico movimento rotatorio e oscillatorio che Fabio sembrò gradire molto, perché a un certo punto mi disse: “Non ce la faccio più, dammelo in culo. Voglio sentirti arrivare fino alle tonsille” e si posizionò con le gambe alzate in aria, ben divaricate in una V perfetta.

Non aspettavo altro. Mi misi in ginocchio davanti a lui e con una calma esagerata infilai il preservativo e lubrificai quel culetto con grade devozione, cercando di tenere i miei occhi fissi nei suoi.
“Porca puttana, fai presto. Non resisto” mi implorava.
Mi avvicinai, gli feci appoggiare le gambe sulle mie spalle portando in avanti il busto in modo da avere il suo buchetto aperto bene in evidenza ed entrai piano, pompandolo poi con lenti e profondi movimenti del bacino. Fabio rispose contraendo le pareti anali, stringendo il mio cazzo in una morsa. Quell’uomo era assolutamente fatto per scopare e per essere scopato.
Ogni tanto cercava di tirare su il busto per accarezzarmi i pettorali, ma subito dopo si ributtava sul materasso gemendo di piacere.
La mia bocca cercò la sua e le nostre lingue si intrecciarono tra un gemito e l’altro, mentre entravo e uscivo da lui con sempre maggiore energia mentre le palle sbattevano contro le sue chiappe.

Ma avevo bisogno di sentire il suo corpo, così spostai la gamba e mi sdraiai accanto a lui possedendolo a cucchiaio sul fianco, feci scorrere un braccio sotto il suo corpo e gli infilai un dito in bocca. Fabio cominciò a ciucciarle con foga, come se si fosse trattato della tettarella di un biberon.
Con la mano libera gli impugnai il cazzo in modo da farlo godere contemporaneamente sia davanti che dietro. E lui non resistette.
Il suo corpo si irrigidì improvvisamente per poi cominciare a contorcersi nell’estasi dell’orgasmo. Così uscii da lui, sfilai rapidamente il preservativo e mi misi davanti alla sua faccia sbattendogli il cazzo sulla bocca.
“Eccoti il cazzo che ti piace tanto. Adesso ti riempio” Fabio me lo impugnò con la mano, aprì la bocca tirando fuori la lingua in fremente attesa dell’orgasmo e cominciò a segarmelo mentre mi puntellavo con le mani alla spalliera del letto.

E così venni. Il primo spruzzo lo colse alla sprovvista colpendolo in faccia, ma recuperò subito serrando le labbra sul mio membro per non farsi sfuggire nient’altro.
Mi sembrava di non smettere mai di spruzzare e sentivo brividi scorrere per tutto il corpo. Finchè, finalmente, mi calmai.
Come sempre, al termine si dedicò con cura alla pulizia, succhiando ogni residuo e facendo passare la lingua in ogni avvallamento.
Scivolai su di lui schiacciando tutto il suo corpo, gli presi la testa tra le mani leccando le gocce che colavano sul suo viso e lo baciai con passione per dimostrargli tutta la mia gratitudine.
Mi spostai di lato tenendolo avvolto dal mio braccio mentre mi accarezzava i peli del petto con le sue lunghe dita. Rimanemmo così per un po’, senza dire nulla, entrambi incapaci di interrompere quel nuovo momento di grande intimità.

La mia mente stava vagando sui possibili sviluppi futuri di questa relazione, quando Fabio si alzò di scatto, mi diede un bacio veloce e disse: “Andiamo a fare una doccia. Puzziamo come maiali”.
Lo seguii sotto l’acqua e giocammo tutto il tempo con i nostri corpi, accarezzandoci e stuzzicandoci come due liceali.
Mi precedette in camera mentre finivo di asciugarmi e quando entrai lo vidi seduto sul letto, completamente nudo, che si stava infilando i pantaloni di pelle nera che gli avevo prestato la sera precedente.
Presi in mano i suoi jeans scuri e gli indirizzai uno sguardo interrogativo: “Che stai facendo?” dissi.
Senza battere ciglio proseguì la vestizione calzando gli stivali che gli avevo tolto appena poche ore prima e mentre scuoteva una gamba per permettere ai pantaloni di scivolarci morbidamente sopra, mi rispose: “Quelli, se vuoi, puoi tenerteli come ricordo. Io mi prendo questi”.

Sfacciato, divertente e terribilmente sexy. Nel vederlo vestito così, il mio cazzo si rianimò immediatamente. Lui si avvicinò, mi impugnò saldamente il pene barzotto con quelle sue dita lunghe e affusolate e mi disse con uno sguardo malizioso: “Adesso devo tornare a casa, ma so dove trovarlo ogni volta che ne avrò bisogno”.
Mollò la presa ridendo, indossó la sua maglietta bianca e uscì di casa con passo spavaldo, lasciandomi lì in piedi, nudo e inebetito, con una mezza erezione e i suoi jeans ancora in mano.

Solo in quel momento mi resi conto che non conoscevo nulla di lui.
Nemmeno il suo numero di cellulare.
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